Capitolo 1: Sibi la bombola di ossigeno

Il sole stava calando sulla piccola città di Opera, tingendo il cielo di arancione e viola; in mezzo al tranquillo paesaggio, l’ambulanza di Marco sfrecciava tra le stradine, sirena urlante.

All’interno, la tensione era palpabile, accanto a lui, una giovane donna respirava con difficoltà, ogni respiro un silenzioso grido di aiuto.

“Siamo quasi arrivati, signora Bianchi,” disse Marco, dando un’occhiata preoccupata allo specchietto retrovisore. Ma sapeva che ogni secondo contava.

Nel retro dell’ambulanza, la dottoressa Rossi stava preparando la bombola di ossigeno. “Stai tranquilla,” la rassicurò, notando il terrore negli occhi della paziente. “Questa ti aiuterà a respirare meglio.”

Mentre la dottoressa Rossi regolava con cura il flusso di ossigeno, la signora Bianchi iniziò a respirare più facilmente. Il sollievo nei suoi occhi era evidente, e Marco si sentì un peso togliersi dal cuore.

Nel frattempo, la dottoressa Rossi spiegava a Marco l’importanza di un corretto utilizzo dell’ossigeno. “Vedi, un flusso troppo elevato potrebbe essere dannoso, specialmente in pazienti con insufficienza respiratoria cronica. È fondamentale seguire le indicazioni mediche.”

Marco annuì, ascoltando attentamente. Non era la prima volta che usava una bombola di ossigeno, ma ogni situazione era diversa, ogni paziente unico.

“Come stai adesso, signora Bianchi?” chiese la dottoressa Rossi, dopo qualche minuto.

“Molto meglio, grazie,” rispose la donna con un filo di voce, ma con un sorriso di gratitudine.

Quando l’ambulanza finalmente raggiunse l’ospedale, la signora Bianchi era stabile.

Mentre la trasferivano, Marco e la dottoressa Rossi si scambiarono uno sguardo di complicità. Avevano fatto la differenza, ancora una volta. E nel cuore della notte che si stava addensando, il valore della loro missione e dell’ossigeno medicale non era mai stato così chiaro.